Le coperture in pietra utilizzando le Beole, note anche come "piode da tetto", sono molto diffuse nelle zone montuose del Verbano Cusio Ossola nonché in Svizzera nei corrispettivi, Canton Ticino e nel basso Canton vallese.

Questa tipologia di copertura in beola viene detta anche "tetti aperti"; ciò perché le piode o lose a spacco naturale non appoggiandosi perfettamente una sopra l’altra permettono di far circolare aria tra loro e il legname nella struttura della copertura. Ciò evita all’umidità e agli agenti atmosferici di filtrare.

Per questo tipo di lavorazione la beola più utilizzata è quella grigia argentata a spacco naturale: ciò grazie alle sue migliori doti di resistenza alla compressione, malgrado lo spessore minimo presentato. Fattore che risulta molto utile soprattutto nelle zone montuose.
Il peso per al metro quadrato di tetto finito risulterà essere inferiore rispetto all’utilizzo della beola bianca, della beola striata o della ghiandonata.

Tipologie di coperture

Le coperture si possono suddividere in 3 categorie principali, tutte con la possibilità di piccole varianti a seconda del gusto personale e delle esigenze:

Tipologia 1 Piode in beole da tetto tradizionali

È l’applicazione tradizionale delle piode in beola, ovvero si realizzano pezzi di forma quadra o rettangolare di grossa dimensione, es. larghezze di cm. 40/50 per lunghezze di cm. 50/70/100 e spessore che varia a cm. 3/6. Questa soluzione è soprattutto impiegata in zone dove esistono vincoli paesaggistici, il motivo è il loro peso maggiore al mq finito di copertura che si aggira sui 450 kg. Inoltre la posa di tali coperture sarà portata a termine da personale altamente specializzato, con tempi più lunghi rispetto alle altre tipologie di lavorazione, dato che le piode andranno posate una ad una sovrapponendole tra loro senza l’ausilio di nessun tipo di ancoraggio alla struttura.


Tipologia 2 Piode da tetto con beole a spacco e forate

Si tratta di una forma nuova di lavorare le piode. Si cerca qui di mantenere lo stile tradizionale aggiungendo l’innovazione tecnologica che permette di ridurre tempi di produzione e peso specifico del tetto posato finito al metro quadrato. Il tutto per garantire un risparmio di tempo e soldi. Inoltre questo approccio consente di scegliere beole tra grigie, argentate, bianche, ghiandonate. Vengono prodotte anch’esse con la superficie inferiore e superiore a spacco naturale e i bordi segati a macchina (andando comunque a lavorare solo la parte che si vedrà dal di fuori, così da non sembrare assolutamente tagliato a macchina): in questo modo sarà possibile mantenere spessori molto più simili tra le piode. Nello specifico lo spessore varierà tra cm 3/5, le dimensioni sono di larghezza cm. 40 x lunghezze a correre= tutte le misure cm.30/50/100. Il peso di questa tipologia è di circa 280 kg/mq. La differenza per la posa delle piode da tetto è data dal metodo di ancoraggio: nella parte retrostante verranno realizzati due fori che permetteranno di inchiodarle facilmente alla listellatura del tetto: il tutto di facile realizzazione e senza tempi di lavorazione troppo lunghi garantendo un risparmio economico e un risultato estetico di grande impatto.


Tipologia 3 Piode da tetto in serizzo lavorate e tagliate a macchina

Questo metodo non si avvale dello spacco naturale dato che il materiale viene tagliato a macchina. Per questa tipologia di piodei materiali più utilizzati sono le lastre di Serizzo che vengono applicate in due differenti modi. Nel primo caso sicreano piode con formato e metodi di posa uguali alla tipologia sopracitata, ovvero 40 x corr, ma con spessore di cm. 3. Il vantaggio è il peso al mq finito di copertura che si traduce in circa 200/210 kg/mq.
Il secondo metodo di posa per tetti in vera pietra naturale è utilizzato in Svizzera vallese o Canton Ticinoe viene detto ‘alla valdostana’: qui si utilizzano le lose o piode di grossa dimensione sempre in serizzo con una dimensione di circa cm. 80 x 80 e oltre; ed uno spessore di cm. 2 o 3.Il peso al metro quadrato finito di tetto è di circa 130 kg/mq.Questo metodo è chiamato anche posa romboidale per l’effetto che regala visivamente.

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